Secondo lo studio Il Futuro delle Competenze – Il Lavoro in Italia nel 2030, svolto da EY, ManpowerGroup e Pearson nel 2021, la tendenza occupazionale futura di una professione va analizzata in relazione alle competenze connesse. Oggi, dopo tre anni, si sta confermando questo trend: le competenze di riferimento per ruoli e profili tradizionali stanno attraversando un processo che le porta a scomporsi, mescolarsi e ricomporsi sulla base delle nuove esigenze del mercato del lavoro, e questi movimenti agiscono come forza trainante nella trasformazione delle professioni ad essi associate.
L’interazione tra insiemi di conoscenze e competenze genera ibridazione, un fenomeno trasversale che sta interessando il mercato del lavoro in ogni settore, coinvolgendo tanto i lavori tradizionali quanto quelli emergenti. In questo scenario sempre più digitalizzato e complesso, in cui l’impatto dell’AI e le innovazioni organizzative a esso associate non può più essere trascurato, alla maggior parte delle figure professionali saranno richiesti set di competenze compositi, che coniughino gli aspetti più tecnici con le soft skills. Sarà inoltre imprescindibile che ogni lavoratrice e lavoratore abbia un kit di competenze di base in ambito digitale, informatico, relazionale, manageriale e di comunicazione online e offline.
Nel corso del Tech Talk “AI & Data Innovation”, che si è svolto a Milano lo scorso 22 maggio nell’ambito del progetto Build Your Digital Future di Ifoa con il sostegno di J.P. Morgan Chase & Co, i partecipanti hanno avuto l’occasione di confrontarsi con due giovani fondatori di realtà che di questa contaminazione hanno fatto la propria essenza e formula vincente. Alessandro Risaro e Pio Fiorito, co-fondatori rispettivamente delle start-up Datapizza e Dataz, hanno dato vita a due realtà che integrano i servizi alle aziende con uno storytelling efficace, sfruttando i dati per monitorare e aggiornare la propria attività e continuare ad essere innovatori in un mercato in continua evoluzione.
Le testimonianze dei due ospiti, moderate da Clara Morelli di Will Media – altra esponente di un mondo digitale che prende forma di giorno in giorno –, avvalorano la previsione dello studio del 2021: da qui al prossimo decennio, la dicotomia tra profili tecnici e creativi data dall’iper-specializzazione dovrà essere superata attraverso un approccio olistico al lavoro, che metta in relazione le competenze verticali con il contesto in cui si inseriscono, sviluppando originalità, adattabilità, autonomia decisionale e capacità di muoversi trasversalmente a più ruoli.
Questa tendenza è emersa già con il fenomeno delle Grandi Dimissioni: secondo uno studio della società americana Cengage Group, il 50% dei dimissionari ha cambiato settore e il 66% ha dichiarato che l’accesso a opportunità di formazione e aggiornamento online pagate dal datore di lavoro è stato un fattore significativo nella scelta del nuovo posto di lavoro. Inoltre, il 67% ha seguito un corso di formazione online o un programma di certificazione per migliorare la propria posizione nella ricerca di lavoro e l’89% intende sfruttare le opportunità di upskilling offerte dall’azienda.
In questo contesto, il ruolo dei sistemi di educazione e formazione appare fondamentale per un mondo del lavoro che richiederà lo sviluppo di competenze trasversali come elemento portante di ogni professionalità, che faccia da base su cui costruire profili specializzati ma dinamici, in un’ottica di apprendimento e aggiornamento permanente.
In questa prospettiva, secondo uno studio svolto nell’ambito del progetto europeo DiTEMP, le politiche educative dovranno essere costruite su quattro pilastri:
- sviluppo di competenze trasversali;
- curriculum interdisciplinare post-diploma;
- modelli efficienti per la formazione ricorrente;
- piani di alfabetizzazione digitale per non lavoratori e anziani.
Alcuni esperimenti in questo senso esistono già in Italia, dove l’Università degli Studi di Torino e il Politecnico di Torino, in collaborazione con l’Associazione STEM By Women, hanno realizzato il Master Universitario di II Livello “HumanAIze” proprio con l’intento di formare figure professionali ibride, capaci di collocarsi all’intersezione tra le discipline umanistiche e STEM e guardare alle nuove tecnologie, soprattutto nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale, con un approccio etico ma capace di dialogare con le figure tecniche. Questo percorso, ad esempio, integra le competenze digitali (programmazione, big data, analisi dei dati e machine learning, conoscenze nell’ambito del deep learning) con quelle trasversali (comunicazione efficace, lavoro di squadra e leadership) per formare professionisti capaci di affrontare le sfide etiche, sociali e culturali legate all’innovazione in qualsiasi ambiente professionale.
Anche Ifoa ha deciso di cogliere questa sfida tecnologica e antropologica con il suo Big Data Lab. Il progetto, finanziato dalla Regione Emilia Romagna e dal Fondo Sociale Europeo e articolato in 14 percorsi di formazione, si rivolge a persone con un alto livello di istruzione in ogni area disciplinare con l’obiettivo di aiutarli ad andare oltre la specializzazione del titolo di studio e creare nessi logici, allenare lo spirito critico e trasformare i dati in informazioni ad alto valore aggiunto da diffondere all’interno delle organizzazioni in cui lavoreranno e vivranno.
In Lombardia, invece, questa mission è portata avanti grazie al progetto Build Your Digital Future di Ifoa con il sostegno di J.P. Morgan Chase & Co, che si rivolge a disoccupati e neodiplomati fino a 34 anni di età per favorirne l’inserimento nel mercato del lavoro in ambito IT. Il programma promuove un approccio incentrato sull’analisi dei dati senza perdere l’atteggiamento critico nel loro utilizzo a fini commerciali o manageriali, con l’obiettivo di formare profili tecnici ma pronti ad affrontare le evoluzioni del mondo del lavoro, con uno sguardo sempre rivolto al futuro.