Per trovare la tua strada devi prima capire chi sei: l’orientamento come processo continuo

Strumenti giusti per orientarsi

Secondo il report “Profilo dei Diplomati 2023” di AlmaDiploma, circa il 21% di chi conclude le scuole superiori esprime incertezza sul proprio futuro prossimo. In realtà, le domande “chi sono?” e “cosa voglio?” ci accompagnano per tutta la vita: ogni percorso è un’evoluzione continua e l’orientamento può offrire un supporto prezioso per conoscersi meglio e trovare la propria strada.

“Agitato “, “spaventata”, “intimorito “, “afflitta”, “irritabile”.

Come rilevato da un’indagine di AlmaDiploma, 38,7% dei diplomati e delle diplomate nel 2023 ha usato una di queste parole per descrivere il proprio stato d’animo alla vigilia della scelta post-diploma.

Un sentimento di incertezza e timore che accompagna molti giovani nel momento di una decisione importante, ma che può essere affrontato con gli strumenti giusti.

 

Il valore dell’errore

Il modo in cui le persone prendono decisioni è piuttosto caotico: le informazioni ci raggiungono come una rete di stimoli che ciascuno recepisce ed elabora in modo diverso, mettendole in relazione con il proprio sistema di valori e i propri bias. Nel processo decisionale si alternano fasi di esplorazione e valutazione, in cui ci apriamo verso l’esterno e poi filtriamo le opzioni in base alle nostre priorità e ai nostri interessi. Come possiamo orientarci e uscire dalla fase di stasi senza lasciarci sopraffare da aspettative e incertezze?

In realtà, l’orientamento non è un percorso lineare, fatto di scelte nette e definitive. Le domande “chi sono?” e “cosa voglio?” ci accompagnano per tutta la vita: ogni percorso è un’evoluzione continua, caratterizzata da tentativi, cambi di direzione e inevitabili errori.

L’errore è parte naturale della ricerca di senso e del “fare esperienza”: accettarli significa affrontare una prova come strumento di esplorazione di sé e della realtà. Ospite di Ifoa lo scorso 7 marzo all’evento Una vita non basta, lo scrittore e docente Enrico Galiano ne ha parlato in questi termini: “Va bene avere dei sogni ma va bene anche non avere idea di cosa diventerete: molte persone adulte non l’hanno ancora capito e si reinventano ogni giorno. Non si tratta tanto di cosa fare da grandi, quanto di tirare fuori qualcosa di grande che ciascuno di noi ha dentro.

 

Trovare la propria vocazione professionale

Il primo passo per un orientamento (o riorientamento) efficace è ascoltarsi. Quali sono le mie passioni? Cosa mi fa sentire “me” al 100%? Le risposte non sono sempre immediate, ma il dialogo interiore è essenziale per conoscersi e comprendersi meglio.

La sperimentazione è altrettanto importante. Provare esperienze diverse – come stage, lavori temporanei o percorsi di formazione – permette di testare sul campo le proprie inclinazioni. Un’indagine condotta da LinkedIn rivela che due persone su cinque (44%) in Italia hanno intenzione di cambiare lavoro nel 2025, con la Gen Z a capofila di questo trend. Non bisogna temere di cambiare idea: molte persone scoprono la loro vocazione in momenti inaspettati della vita.

Riprendendo ancora una volta le parole di Galiano, che ha condiviso così la sua esperienza personale: “Per tanti anni non ho seguito la mia passione perché qualcuno da ragazzo mi aveva detto che non ero abbastanza. Non ero io, ma il ‘piano B’ di chi avrei voluto diventare. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua e un ‘ma cosa sto facendo’ nel momento giusto mi ha salvato la vita: ho deciso di riprovarci, mi sono rimesso a studiare a 30 anni e quando sono entrato in una classe mi sono sentito come se fossi tornato a casa.

 

Il ruolo dell’orientamento: una bussola, non una soluzione pronta all’uso

Secondo il report “Profilo dei Diplomati 2023” di AlmaDiploma, circa il 21% dei giovani che concludono le scuole superiori esprime incertezza sul proprio futuro prossimo.

Il punto di riferimento principale restano i genitori, a cui il 57,6% di chi ha partecipato all’intervista assegna maggiore rilevanza nelle proprie scelte. Tuttavia, come emerge dal report La scuola del 2124: come può diventare motore di uguaglianza?, realizzato dal Think Tank Tortuga in collaborazione con Poliferie, l’influenza dei genitori nella scelta post-diploma rischia di riprodurre le disuguaglianze socio-economiche del contesto di appartenenza: per fare un esempio, nel 2023 chi si diplomava al liceo aveva genitori laureati nel 44,5% dei casi (con punte del 66,1% al liceo classico e del 50,5% allo scientifico), contro il 19,4% al tecnico tecnologico e l’11,9% al professionale.

AlmaDiploma, Indagine sul Profilo dei Diplomati 2023: diploma conseguito per titolo di studio dei genitori
AlmaDiploma, Indagine sul Profilo dei Diplomati 2023: diploma conseguito per titolo di studio dei genitori

Del resto, in mancanza di altre fonti di informazione chi si appresta alla scelta post-diploma spesso non dispone degli elementi necessari fare una scelta per il proprio futuro: non a caso, secondo i dati AlmaDiploma, studenti e studentesse ritengono insufficienti le informazioni ricevute durante gli studi al liceo (9,8%), negli istituti tecnici (24,7%) e in quelli professionali (36,4%) e il 22% dichiara di aver ricercato autonomamente un’attività di orientamento post-diploma.

Per chi invece ha già deciso di proseguire gli studi in ambito universitario, la scelta raramente riflette interessi e inclinazioni reali: solo nel 41% dei casi il percorso scelto corrisponde al percorso preferito, mentre il 20,1% dichiara che i due corrispondono poco o per niente.

AlmaDiploma, Indagine sul Profilo dei Diplomati 2023: corrispondenza tra percorso universitario "scelto" e "preferito" per tipo di diploma (%)
AlmaDiploma, Indagine sul Profilo dei Diplomati 2023: corrispondenza tra percorso universitario "scelto" e "preferito" per tipo di diploma (%)

Per questo motivo, l’orientamento può offrire un supporto prezioso.

Esso, infatti, è utile a prendere una direzione ma anche a raccogliere informazioni, che insieme all’errore compongono quel kit che chiamiamo “esperienza” – proprio questo carattere esperienziale è il cuore del modello di orientamento professionale proposto da Ifoa. Attraverso strumenti pratici e momenti di confronto, è possibile acquisire maggiore consapevolezza delle proprie attitudini e delle opportunità disponibili, riducendo l’ansia legata alle scelte future.

 

Come funziona un percorso di orientamento?

Viviamo in un’epoca in cui il concetto di sviluppo della carriera sta cambiando. Il Covid prima e l’avvento delle AI poi hanno ridefinito il mercato del lavoro e cambiato il sistema di valori e priorità delle persone, così come delle imprese. Il mondo del lavoro è in continua evoluzione e, con esso, le competenze richieste. Il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum prevede la creazione di 170 milioni e la perdita di 92 milioni di posti di lavoro, mentre 1090 milioni continueranno a evolvere: in questo panorama, l’apprendimento continuo e l’acquisizione di nuove competenze diventano cruciali.

Quindi, cos’è l’orientamento oggi? Orientarsi significa acquisire strumenti per interpretare il cambiamento e adattarsi. Siamo di fronte a delle vere e proprie interruzioni rispetto agli schemi del passato, per cui è difficile trovare certezze nell’imitazione di modelli che hanno funzionato in precedenza. Per cogliere le opportunità di un futuro sempre più dinamico è fondamentale, più che cercare certezze assolute, sviluppare una mentalità aperta e flessibile.

Nell’era digitale, alle classiche modalità di orientamento come gli incontri nelle scuole, il coaching individuale con un orientatore e percorsi strutturati per un bilancio delle competenze e del proprio percorso professionale si affiancano strumenti online che supportano la scelta o la ricerca di una nuova direzione lavorativa. Ad esempio, Ifoa offre una piattaforma di orientamento online gratuita per aiutare le persone a conoscere meglio le proprie inclinazioni e definire le scelte per il proprio futuro. Questa risorsa è pensata per supportare chiunque sia in cerca della propria strada, a qualsiasi età, offrendo strumenti e informazioni utili per orientarsi nel mondo del lavoro partendo dall’esplorazione delle proprie attitudini e dei propri interessi, proseguendo solo in un secondo momento con la proposta di uno o più percorsi formativi.

 

Tirando le somme

“Orientamento” deriva dal latino “oriens” (oriente) e dal verbo “oriri” che significa sorgere.

Etimologicamente, quindi, orientando ci rivolgiamo ad oriente, cioè rivolgiamo lo sguardo verso dove sorge il sole.

Nel mondo di oggi, però, i punti cardinali acquisiscono forse un significato nuovo: l’orientamento è una posizione all’interno di un sistema di riferimento, a prescindere dalla direzione in cui scegliamo di guardare. Il suo significato più profondo, quindi, sta proprio nel comprendere la propria situazione e il proprio percorso avendo ben chiaro dove siamo e cosa abbiamo intorno. Come suggerisce Galiano, “non dire dove andare ma aiutare a capire dove ci si trova, qual è il proprio posto.

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