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Skills mismatch: ecco quanto incide sulle aziende italiane e come combattere il fenomeno

Lo Skill mismatch è un fenomeno diffuso a livello mondiale che incide negativamente su produttività e PIL. Ifoa è in prima linea per colmare questo gap tra competenze richieste e offerte.

Vi è mail capitato di sentirvi inadeguati per un determinato ruolo sul posto di lavoro? Non vi preoccupate, è una cosa che succede a un terzo della popolazione Italiana. Questo fenomeno è chiamato skills mismatch, ovvero il divario esistente tra le competenze richieste dalle imprese e quelle di cui sono in possesso i lavoratori per lo svolgimento di un impiego, a causa dell’evoluzione delle tecniche e dei mezzi di lavoro. Secondo il rapporto “Alleviating the Heavy Toll of the Global Skills Mismatch” pubblicato dal Boston Consulting Group (BCG), a livello globale, più di 1,3 miliardi di persone risultano eccessivamente qualificate o, al contrario, sottoqualificate per il lavoro che svolgono.

Non solo questo fenomeno incide sull’economia mondiale con costi che equivalgono al 6% del PIL, pari a 5.000 miliardi di dollari, ma, secondo le stime della BCG, è destinato ad aumentare fino ad arrivare a coinvolgere 1,4 miliardi di lavoratori entro il 2030.

Per quanto riguarda il nostro Paese, l’OCSE ha rilevato che il 36,5% degli occupati lavora in un settore diverso rispetto a quello per cui si è formato e il 38,5% ricopre una certa posizione lavorativa nonostante abbia un titolo di studio superiore o inferiore a quello richiesto. Questo significa che quasi 10 milioni di lavoratori non hanno le competenze adeguate per rimanere in un mercato del lavoro sempre più competitivo. Un fenomeno che si riflette sulle imprese del territorio: oltre 4 aziende italiane su 10 non riescono a trovare i profili giusti. Un paradosso, se pensiamo che il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il 29,5%, oltre 10 punti percentuali in più rispetto alla media europea.

Questa problematica colpisce principalmente il settore ICT: sono sempre più numerosi, infatti, gli impieghi in cui sono richieste queste competenze per tenere il passo con la trasformazione digitale.  Secondo un’indagine della commissione europea, l’86% delle persone ritiene di non avere competenze digitali sufficienti per il proprio impiego. Contando che per oltre il 90% dei posti di lavoro è richiesto, o perlomeno lo sarà nel giro di qualche anno, l’utilizzo di strumenti informatici.

Le cause di questo fenomeno vanno ricercate principalmente nella formazione. La mancanza di corsi di studio adeguati e specialistici per le nuove figure richieste dal mercato del lavoro fa slittare il nostro Paese al 34° posto della classifica dello skills mismatch stilata dal FSA Maturity Index, dopo Cile e Malesia. Tutto questo rappresenta una potenziale occasione persa: per i giovani soprattutto, ma anche per l’intero sistema economico. Secondo le previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali elaborate dal sistema Excelsior di Unioncamere e Anpal, entro il 2025 è infatti prevista un’espansione del settore ICT che conterà dalle 122 mila alle 137 mila nuove assunzioni.

Ifoa, per venire incontro alle esigenze delle aziende, ha attivato in Emilia-Romagna nuovi progetti di Academy aziendale con l’obbiettivo di generare lavoro stabile e di qualità attraverso contratti innovativi, partendo dalla formazione, e contemporaneamente garantire alle imprese le competenze necessarie. In particolare attraverso un operazione pilota di ‘Assunzione & Formazione’, che si basa sul contratto di apprendistato di I Livello unito alla formula dei corsi IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore), progettato insieme all’azienda Mead informatica, 9 aspiranti tecnici informatici sono riusciti ad entrare in azienda come Junior IT Specialist.

Dopo il successo della prima edizione, sono già in programma nuovi corsi Academy per formare 11 Tecnici informatici Junior per altre realtà del territorio di Reggio Emilia operanti in ambito informatico.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il nuovo sito Campus Digitale.

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