Quando l’ultimo giorno di scuola, dell’ultimo anno, suona la campanella dell’ultima ora, la domanda che tutti si pongono è sempre la stessa: “Cosa succederà dopo?”. Non sempre esiste una risposta immediata.
L’adolescenza è un periodo di cambiamenti e importanti decisioni per il futuro. È il momento in cui ci si trova a scegliere l’indirizzo di scuola superiore, il percorso formativo o professionale da intraprendere dopo la maturità. Molto spesso i giovani si sentono lasciati soli in questa fase, senza una guida nelle scelte, soprattutto quando si arriva alla fine della scuola superiore. Purtroppo, l’orientamento scolastico, lavorativo e universitario non sempre è efficiente. Quando bisogna decidere quale strada intraprendere dopo un ciclo di studi, ci si trova di fronte a tantissime opzioni e le informazioni sono spesso troppe, confuse e generiche.
A rendere la scelta ancora più complessa, ci pensano i luoghi comuni: “Se si hanno voti bassi meglio optare per un professionale”, “Se si è bravi in matematica il liceo è la scuola giusta”. Spesso si sente dire che chi esce da un indirizzo professionale non può continuare gli studi, ma deve buttarsi a capofitto nel mondo del lavoro, che dopo il liceo non si può fare altro che intraprendere un percorso universitario. Molti credono che esistano solo due alternative dopo il diploma: l’università o il lavoro, non tenendo conto degli innumerevoli percorsi formativi professionalizzanti a pagamento e gratuiti attivi su tutto il territorio nazionale, come i corsi Post Diploma, gli IFTS e gli ITS.
L’orientamento scolastico e professionale in questa delicata fase diventa uno strumento essenziale per aiutare i ragazzi nel percorso didattico e professionale. Inoltre può essere un supporto necessario anche per affrontare difficoltà extra-scolastiche che rendono complicato lo sviluppo personale.
Con Lara Malagoli, tutor ed orientatrice in Ifoa abbiamo affrontato il complesso tema della scelta. Da ormai tre anni Lara si occupa di un progetto chiamato Orientanet, attivo sulla provincia di Reggio Emilia e finanziato dalla Regione Emilia e dal Fondo Sociale Europeo. Si tratta di un programma che ha come obiettivo primario quello di orientare i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 19 anni, ed aiutarli nella scelta della scuola superiore e del percorso post diploma.
Cos’è per te l’Orientamento scolastico?
Orientamento per me significa accompagnare una persona nello scoprirsi e nel scoprire quali sono le opportunità che la circondano. È un percorso che non si esaurisce nel cercare il lavoro che impegna meno, la scuola in cui si fa meno fatica o in cui vanno gli amici, ma nel trovare una corrispondenza tra chi si è e il modo in cui i propri “talenti”, interessi e capacità possono essere sviluppati e messi al servizio degli altri.
Qual è il ruolo dell’orientatore?
L’orientatore non è chi da soluzioni o risposte. Molto spesso è questa l’aspettativa di chi si rivolge al nostro servizio, ma offrire queste promesse è illusorio e, soprattutto, poco “etico”. Il nostro ruolo è quello di aiutare a mettere a fuoco interessi, capacità e attitudini che ogni persona ha, ma che spesso fatica a riconoscere in sé. Il fatto di porsi in un atteggiamento di ascolto non giudicante e reale interesse, permette alla persona di aprirsi e di far emergere aspetti che, se non affrontati, non riuscirebbero a prendere forma. Mi piace pensare che chi incontra me o i miei colleghi, esca dagli incontri con più domande di quando è entrato, perché vuol dire che dalle conversazioni sono nati nuovi spunti che potrà poi esplorare e approfondire da solo o con noi negli incontri successivi.
Come si svolgono i colloqui e come vengono organizzati?
Non c’è uno schema univoco: sia che si tratti di orientamento scolastico che professionale, si parte sempre dalla persona che si ha di fronte e dal momento della sua vita in cui si trova per cercare poi di costruire pian piano e insieme il percorso più adeguato al singolo.
Il ruolo dei genitori nella scelta: come possono essere d’aiuto per i propri figli?
I genitori sono risorse essenziali, soprattutto per i ragazzi più giovani, perché la loro vicinanza e supporto permette loro di sentire che non sono soli e che hanno qualcuno che può sostenerli nella scelta. Le mamme e i papà sono le persone che hanno un punto di vista previlegiato sui loro figli e che hanno la possibilità di rilevare delle propensioni che magari i ragazzi stessi non riconoscono di loro.
L’atteggiamento più controproducente, tuttavia, è quello di sostituirsi a loro nel compiere una scelta o nel proiettare sui figli le loro aspettative e desideri. Spesso sono cose che i genitori fanno inconsapevolmente o con le migliori intenzioni per evitare loro difficoltà, ma che non facilitano nei ragazzi l’assunzione di responsabilità sia nei successi che nei fallimenti.
Quali sono le difficoltà che incontrano maggiormente i ragazzi oggi?
Tra quelle che riconosco di più c’è sicuramente la paura di andare incontro a fallimenti. Se questo timore prende il sopravvento il rischio è che si finisca per procrastinare continuamente e non arrivare mai a prendere una decisione. Spesso si fatica a credere che dagli errori di percorso possano nascere potenzialità di crescita e capisco che se vissuti in modo poco costruttivo e giudicante facciano molta paura.
Altra difficoltà è sicuramente il gran numero di opportunità formative presenti oggi: ci sono molti indirizzi tra cui scegliere, anche all’interno degli istituti secondari di secondo grado, sempre nuovi percorsi post diploma e universitari che, se da un lato hanno il merito di riuscire a rispondere a più esigenze rispetto al passato, dall’altro rischiano di creare confusione e disorientamento.
Quali consigli ti senti di dare ai ragazzi che si stanno preparando alla scelta della scuola superiore e post diploma?
Sicuramente la prima cosa che posso consigliare è quella di essere curiosi. Se ci si limita a considerare solo quello che si conosce già o che gli altri ci mettono a disposizione si rischia di perdere delle opportunità arricchenti. Connesso a questo, uno dei modi più preziosi che hanno a disposizione i ragazzi per comprendersi è quello di fare esperienze il più possibile: agire in diversi contesti, avere a che fare con persone diverse aiuta non solo a conoscersi, ma anche a capire quali in quali situazioni si sentono maggiormente a proprio agio.