La sicurezza nei lavori di cura: PratiCARE la Sicurezza incontra la Cooperativa Centro Sociale Papa Giovanni XXIII

PratiCARE la Sicurezza presso la Cooperativa Papa Giovanni XXIII

Il 28 aprile è stata la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Ma cosa succede quando il luogo di lavoro non è un ufficio o una fabbrica, ma una comunità? Quando la sicurezza non riguarda solo caschi e DPI, ma anche emozioni e fragilità umane?

È qui che entra in scena l’esperienza di PratiCARE la Sicurezza, il progetto didattico-creativo di Ifoa che educa le persone alla sicurezza sul lavoro attraverso rappresentazioni visivo-teatrali, presso la Cooperativa Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia, che accompagna soggetti in condizioni di fragilità attraverso progetti di accoglienza, socio educativi, sanitari e di inserimento lavorativo in un’ottica di inclusione sociale. Un contesto, insomma, dove il concetto stesso di lavoro assume sfumature complesse e profondamente umane.

PratiCARE la sicurezza, anche quella psicologica

Dopo un primo contatto nel 2024, le operatrici e gli operatori della cooperativa si sono messi in gioco con il teatro d’impresa, un format formativo che trasforma le situazioni reali in copioni da interpretare e chiede ad attori e spettatori di “scambiarsi i ruoli” alla fine, favorendo il coinvolgimento attivo di tutte le parti.

La rappresentazione è nata da un lavoro condiviso tra Ifoa, i formatori di PratiCARE la Sicurezza e la Cooperativa Papa Giovanni XXIII, a partire da un confronto diretto con l’esperta della cooperativa e con chi vive ogni giorno il rischio sul campo. Rischi fisici e biologici, come le aggressioni e il contatto con materiale infetto, ma anche psico-sociali, come burnout, minacce, gestione delle crisi e un carico emotivo che spesso non si spegne a fine turno.

 

I fattori di rischio nei lavori di cura

Uno dei concetti chiave emersi è quello dell’overconfidence: la fiducia che deriva dall’esperienza può diventare un boomerang. Operatori e operatrici, per esempio, rischiano di abbassare la guardia entrando in situazioni potenzialmente pericolose, soprattutto in un ambiente in cui il lavoro sul campo è svolto spesso in solitaria. Il format teatrale ha permesso di osservare queste dinamiche cambiando prospettiva, con uno sguardo empatico ma anche critico.

Nelle attività formative realizzate il 28 febbraio e il 13 marzo, i partecipanti hanno seguito la giornata tipo di due operatrici e una coordinatrice di struttura, alle prese con casi complessi e un contesto emotivamente denso. La scena ha toccato corde profonde, parlando anche della percezione sociale di chi lavora in ambito educativo e sociale, spesso vittima di stigmatizzazione nonostante competenze e professionalità solide.

Un altro rischio psicologico evidenziato dalla rappresentazione è la difficoltà nel separare la sfera personale da quella professionale. I lavori di cura comportano infatti un investimento empatico che non può essere spento come un computer a fine giornata: per questo motivo, chi opera in certi contesti si porta spesso a casa un senso di impotenza rispetto alle situazioni che vive a lavoro.

 

Il gioco come palestra di consapevolezza

La forza del format teatrale sta anche nel suo carattere ludico: durante il gioco si può sbagliare, riavvolgere il nastro e provare a fare meglio. Sdrammatizzando le situazioni critiche in un contesto protetto, si crea così uno spazio di libertà in cui emergono nuove strategie, riflessioni e domande.

Il coinvolgimento emotivo diventa il motore dell’apprendimento, ma anche del cambiamento. Sperimentare situazioni di rischio “sulla propria pelle” nel gioco, soprattutto nel momento dello scambio tra formatori e pubblico, favorisce il lavoro di immedesimazione e consapevolezza, aiutando a rielaborarle, prevenirle e intervenire su di esse nella vita reale.

 

Tirando le somme

L’esperienza con la Cooperativa Papa Giovanni dimostra che la sicurezza non è solo una questione di procedure, ma anche di percezioni e dinamiche relazionali: un piano invisibile ma sempre presente che impatta tanto nei contesti socio-sanitari quanto negli ambienti aziendali.

Il format teatrale di PratiCARE, già consolidato in luoghi di lavoro “tradizionali”, ha dimostrato tutta la sua versatilità anche in un contesto di cura. Questo apre a scenari concreti di replicabilità in altri contesti simili, come strutture sanitarie, comunità educative, servizi sociali.

Tuttavia, è importante non sottovalutare i rischi di natura psicologica e relazionale, su cui questa esperienza ha posto l’accento, anche in contesti impiegatizi e industriali: portarli in scena anche lì significa fare un passo avanti nella costruzione di ambienti di lavoro più consapevoli, sicuri e umani. Perché la sicurezza funziona davvero solo quando coinvolge le persone, non solo i loro ruoli.

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